Un asino può aiutarci a star meglio? Studio sull'onoterapia

16.02.2012 16:45

È Elisabetta Cannas, e dopo la laurea in Psicologia alla Sapienza di Roma, gestisce programmi di riabilitazione con l'ausilio degli asini rivolti a bambini con disturbo generalizzato dello sviluppo in un maneggio di Rocca Priora. Insieme a lei Paola De Rose (neuropsichiatra, al momento della ricerca collaborava con l'ospedale Fatebenefratelli di Genzano) e Patrizia R. Cantiello (educatrice specializzata in onoterapia per l'ospedale Fatebenefratelli di Genzano) hanno analizzato il particolare legame che si instaura tra i bambini e gli animali e che facilita il percorso terapeutico.


«L'approccio metodologico dei programmi riabilitativi assistiti con gli asini - spiegano le autrici - è basato sulla mediazione, caratterizzata da relazioni multidirezionali paziente-asino-terapista. L'asino è un eccellente facilitatore nella costruzione di processi motivazionali, essendo in grado di promuovere, attraverso stimoli attivi e positivi, lo sviluppo psico-emozionale e psico-cognitivo del bambino».


I risultati di questo studio evidenziano il tipo di approccio fra questo animale e i bambini, basato più su espressioni comunicative fisiche che sul linguaggio verbale. «In Francia e in Inghilterra - sottolinea Elisabetta Cannas - l'onoterapia viene utilizzata da diversi anni mentre in Italia esiste solo in alcuni centri. Non tutti utilizzano lo psicologo o una figura specializzata, come mediatore della relazione. La terapia con l'asino necessita di alcuni parametri fondamentali: lo psicologo o la figura specializzata in questo tipo di mediazione, gli incontri prestabiliti, gli obiettivi mirati e studiati in base alla persona, la valutazione con relativa scheda. L'obiettivo dell'onoterapia è quello di sviluppare nell'individuo una buona capacità di relazione con l'altro e con se stesso».


La dottoressa Cannas conduce le terapie singole e di gruppo con il fondamentale apporto dei suoi asini, Amelia, Totò e Tresi. Lo studio pubblicato negli Annali dell'Istituto Superiore di Sanità è stato condotto su piccoli pazienti della Clinica Neuropsichiatrica dell'Istituto Fatebenefratelli di Genzano che hanno ricevuto trattamenti di logopedia e di neuropsicomotricità tra giugno e settembre 2008: tre bambini e una bambina fra 6 e 12 anni, con diagnosi di disturbi relazionali e del comportamento. Il risultato più evidente è stato il netto miglioramento dell'autostima e della relazione con il mondo esterno. L'analisi dei risultati dello studio indica che i bambini fanno più affidamento sulla comunicazione fisica che sul linguaggio, con una forte partecipazione emotiva. Secondo le autrici gli asini rappresentano una valida opportunità terapeutica che merita di essere ulteriormente approfondita in contesti strutturati.

 

di Andrea Mameli
L'Unione Sarda, Cultura, pag. 62 (31 dicembre 2011)

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